Archivio dell'autore Roberto Demo

Mali di stagione

La stagione fredda spesso porta raffreddori, tosse, influenze, con inevitabili cali di voce più o meno gravi. Per me il periodo peggiore è sempre la fine dell’inverno-inizio primavera. Quasi ogni anno in questo periodo devo sottopormi a cure specifiche, più o meno drastiche, a seconda degli impegni lavorativi imminenti. Non ho ricette particolari, ma cerco sempre di privilegiare i “rimedi della nonna” a cominciare da lunghi suffumigi con acqua e bicarbonato. Tanto propoli in ogni forma: dalla caramelline da sciogliere in bocca, allo spray per il mal di gola, alle gocce (che ho scoperto utili anche per la tosse). Poi Paracetamolo in dosi massicce e, in caso di particolare produzione di muco, Fluimucil (bustine o aerosol). Se poi la voce è ancora troppo “in cantina”, vado con i gargarismi (Erisimo “l’erba del cantante” in tintura madre 30 gg in un bicchiere di acqua tiepida… da bere dopo il gargarismo) e con pastigliette omeopatiche a base di erisimo ed altre “erbette” …
Questo è ciò che faccio io… ma ovviamente il vostro medico di fiducia vi saprà dire di più. 
In ogni caso valgono sempre due regole tanto banali quanto efficaci: massima tempestività (prima ci si decide a curarsi, prima si guarisce) ed assoluta determinazione nel voler guarire rapidamente. A qualcuno sembrerà banale (chi non vorrebbe guarire rapidamente?), ma troppo spesso la malattia viene “subita” e… si aspetta che passi, invece di “combatterla” !

Ear training: App interessanti

L’ear training dovrebbe essere una pratica quotidiana per il cantante… un po’ come alimentarsi in modo naturale e corretto. Il tempo purtroppo è sempre poco, ma a differenza della tecnica vocale che necessita di essere praticata per un tempo un po’ più consistente perché, trattandosi di muscoli, c’è la necessità di “scaldarsi” per poi lavorare fisicamente in un certo modo, l’ear training può davvero essere praticato anche nei piccoli ritagli di tempo… 5 minuti alla volta possono essere significativi. Bisogna però sapere cosa fare ed avere magari un riferimento audio affidabile per pensare e poter paragonare i suoni, gli intervalli, gli accordi, ecc. 
Alcuni mesi fa mi ero ripromesso di fare una ricerca sulle App per iPhone, iPod e iPad per trovare qualcosa di utile per fare appunto un po‘ di esercizi. Ho trovato varie applicazioni (gratuite e non) che possono essere utilizzate proprio nei ritagli di tempo. 
“Ear for life”, “Relative pitch”, “Ear training lite”, “Ear trainer”. Ognuno si distingue non solo per l’interfaccia grafica, ma anche per il tipo di esercizi. Dal momento che sono tutti gratuiti (almeno nella versione lite) è possibile andare a cercare quello che può sembrare più utile. 
Tra questi a me piace particolarmente “Ear trainer”. Lo trovo abbastanza completo e pratico. La versione gratuita è sufficiente per i principianti. La versione completa costa 5,99€

Aforisma – Mogol

Il canto che non emoziona è un esercizio acrobatico delle corde vocali.
Le ciliegie di Mogol, 2006

Sono come la mia voce

Come ho avuto modo di sottolineare più volte, lo strumento vocale viene pilotato molto spesso esclusivamente dal nostro istinto. Una delle conseguenze disastrose di questo è l’incapacità del cantante di andare “oltre”, rinunciando a studiare il rapporto con il proprio strumento, quasi non ci fosse più nulla da fare. “La mia voce è così, non posso fare meglio”. Questo è un atteggiamento molto diffuso e applicabile in ogni disciplina, ma forse vale la pena sottolineare che se l’istinto “guida” la nostra voce, al tempo stesso noi “passiamo” attraverso di essa, rivelando ciò che siamo in ogni momento, spesso senza filtri. Per fare un esempio, uno stato di stanchezza fisica o di scarsa motivazione, una difficoltà di carattere psicologico, passa subito attraverso la nostra voce. Certo si può provare a fingere, dissimulare… ma questa è un’altra cosa. Se io “non sto bene” la mia voce lo rivela. E‘ normale che sia così, siamo fatti così… per certi versi è anche un aspetto positivo, ma è un fenomeno che va compreso, se no ancora una volta chiediamo alla nostra voce delle cose impossibili… Uno stato di “calma ideale”, con le giuste motivazioni non è facile da raggiungere e ognuno percorre a questo riguardo le proprie strade, ma non attribuiamo al nostro strumento responsabilità che non ha.

Ascoltare la musica: cosa e come ascoltare

Quanto è difficile ascoltare… ascoltare davvero! Si sente tanta musica, spesso in sottofondo per avere una sorta di compagnia, ma la si ascolta poco. La musica è indubbiamente un modo per trovare svago, per evadere, ma l’ascolto spesso non è adeguato. Un ascolto di qualità dipende non solo da cosa, ma anche da come ascoltiamo. E proprio su questo secondo aspetto, merita fare una riflessione: la vendita dei cd diminuisce, la musica si scarica più o meno selvaggiamente (senza rendersi neanche più conto che per gli autori questo può essere un danno che alla lunga può rivelarsi irreparabile!) nei formati più diversi e spesso più “leggeri” (mp3) in modo da farne stare di più sullo stesso dispositivo (come se avessimo bisogno davvero di ascoltare migliaia di brani nella stessa giornata o settimana). Più leggeri significa con meno “armonici” e quindi di peggiore qualità, anche se ad un primo veloce ascolto questo sembra essere trascurabile. Le cuffiette poi sono ulteriormente di scarsa qualità e quello che arriva alle orecchie è in certi casi davvero pessimo. Poco alla volta però ci si abitua… e non deve meravigliare quindi che le suonerie vengano ascoltate più dei cd. La fruizione della musica ed il benessere che ne consegue, non è solo una questione di melodie, ritmi ed armonie. Le frequenze degli strumenti ben registrati ed altrettanto bene riprodotti, permettono di ricevere una sorta di ulteriore godimento profondo, se ascoltate live o in impianti di buona qualità. Basti pensare che negli esercizi di musicoterapia gli mp3 sono banditi. Ci sarà un perché…

Aforisma – Hegel

Chi ascolta attentamente l’autentica voce del cuore e della coscienza è illuminato dalla sua verità.   Georg Hegel

Proverbio cinese

Dio ci ha dato due orecchie ed una sola bocca per ascoltare almeno il doppio di quanto diciamo.

 

 

Ascoltare non solo con le orecchie

Non è facile. Non siamo abituati… soprattutto da questa parte del mondo, ma ascoltare è dote assai rara e preziosa. Si possono ascoltare molte cose… e non sempre servono le orecchie. Ascoltare la musica per esempio richiede attenzione (ne parleremo nelle prossime puntate), ma oltre alle orecchie possiamo percepire le vibrazioni generate dalla diffusione della musica stessa. Questo ascolto più sottile avviene a livello corporeo ed è indipendente dalle nostre orecchie. Al contrario, possiamo ascoltare il nostro corpo nell’istante in cui stiamo per produrre un suono e poi durante l’emissione di un suono. Provate a farlo… come se foste sordi… curiosa sensazione. E poi si possono ascoltare i muscoli che si mettono in azione per produrre e controllare il suono. Questa è proprio una cosa a cui non siamo abituati ! Ma i muscoli lavorano: piccoli ed “invisibili” danno voce alle nostre emozioni e ai nostri desideri.

La postura del cantante

Quando si osserva una chitarra, si individuano immediatamente tutte le parti, dalla cassa al manico, il ponte, la paletta, ecc… Idem per un pianoforte o una batteria. Poi ci si mette “in posizione” e quindi si comincia a suonare. Quando si decide di cantare, spesso non ci si mette nemmeno in posizione eretta… magari seduti con le gambe allungate, appoggiati allo schienale della sedia… figuriamoci riuscire a descrivere lo strumento. Eppure è “nostro” più che mai! Non c’è coscienza della postura, non c’è coscienza degli elementi che costituiscono lo strumento, nemmeno delle parti più evidenti. Nella descrizione dello strumento che richiedo ai nuovi allievi, alcune volte non viene nominata la lingua, spesso nemmeno le labbra, eppure sono le parti più evidenti: a differenza delle corde vocali, queste parti sono visibili e palpabili, eppure…
E’ più forte di noi: quando si parla o si canta si pensa di non fare nulla. Tutto viene dato per scontato, come camminare, mangiare e dormire. Se da un lato questo è comprensibile perché noi usiamo questo strumento dal primo istante della nostra vita in modo istintivo (nasciamo piangendo), quando poi si tratta di cercare di utilizzare davvero al meglio il nostro strumento, allora la coscienza diventa una tappa di partenza fondamentale… a cominciare dalla postura: in piedi, gambe leggermente divaricate, schiena dritta, collo in asse, spalle rilassate… semplice. Il difficile è ricordarsene !

Solista o corista ?

Il canto corale è senza dubbio una pratica molto diffusa e divertente. Spesso in coro è più facile vincere la paura di cantare e quindi anche chi non ambisce a ruoli solistici può trovare nel coro un’opportunità per divertirsi senza “esporsi” troppo. In realtà il coro presenta alcune difficoltà non banali che vanno approcciate nel modo corretto e non soltanto “provandoci”. Non è raro infatti trovare ottimi solisti che fanno fatica a cantare in coro, perché richiede una precisione oltre che un “suono” a cui non sono abituati. L’interpretazione personale infatti può a volte mascherare alcune difficoltà di precisione ritmica e di intonazione. Succede quindi che proprio per questa necessità, il direttore di coro assegni delle parti interne più complesse a cantanti più esperti e le parti soliste a coristi meno capaci. Un’eventuale sbavatura del solista è infatti più accettabile che una nota di background stonata (specie se l’armonia è un po’ elaborata).  Quindi i valori in campo in un gruppo vocale o in un coro a volte non sono così evidenti per il pubblico. Per esempio le doti solistiche dei componenti di uno dei gruppi vocali più famosi a livello mondiale i Manhattan Transfer, Janis Siegel a parte, sono direi più che “normali”… eppure a livello di gruppo vocale hanno raccolto tutto il successo che effettivamente meritano.
E allora…  spazio ai coristi !