Lo strumento più antico, il più ricco, il più versatile, il più intimo e personale, inimitabile, irrinunciabile…
Una tavolozza di colori vocali, effetti, loop, armonie, ritmiche e melodie per dare vita a standards, canzoni ed improvvisazioni, inframmezzate da letture di aforismi sulla musica e sul jazz.
Un progetto musicale che ha avuto quasi dieci anni di gestazione. Lo presentai per la prima volta in una rassegna a Superga nel luglio 2003… poi il terrore di schiacciare tutti quei tasti e pedali “fuori tempo” e la paura di rimanere da solo, scoperto, nudo… quasi fossi vestito unicamente delle mie 2 corde vocali… mi ha come paralizzato fino a qualche tempo fa, quando decisi che sarei andato oltre. Come un equilibrista su un filo a 10 m d’altezza senza rete e come un’enorme antenna che cerca di captare idee per generare suoni che a loro volta ne alimentino altri e così via, attraverso un repertorio un po’ eclettico in cui l’improvvisazione è sempre padrona. Questo spettacolo di fatto non ha ancora un titolo … “Kamikaze” forse sarebbe appropriato… anche per i litri di adrenalina che girano nelle mie vene ogni volta che, da solo, mi accingo ad improvvisare… ma lo trovo un po’ troppo violento… e poi c’è anche la possibilità che il concerto funzioni … e io sopravviva.
Tutto quello che sentirete è il frutto dell’elaborazione della voce, registrazioni e successive sovrapposizioni, grazie ad alcuni amici “giapponesini” dentro ai miei processori elettronici, che diligentemente, sempre in tempo reale, mi aiutano a “comprimere l’aria” e dare forma alle mie idee ed intuizioni musicali.